NEL CAFFÈ DELLA GIOVENTÚ PERDUTA

 

Editore: Einaudi

Collana: L’Arcipelago Einaudi

Anno edizione: 2014

In commercio dal: 20 ottobre 2014

Pagine: 117

EAN: 9788806225995

 

Ho “conosciuto” Modiano, Premio Nobel per la Letteratura 2014, con il libro “Perché tu non ti perda nel quartiere” (2015), un romanzo che, ricordo, mi piacque tantissimo. Ho perciò voluto leggere qualcos’altro dello stesso autore e mi è capitato tra le mani questo libro di piccole dimensioni.

Narra la storia di una giovane donna soprannominata Louki, assidua frequentatrice del  caffè Le Condé, malinconica e triste, alla ricerca di qualcosa che alla fine tragicamente troverà.

Il romanzo è suddiviso in quattro parti, in ognuna di esse il personaggio narra in prima persona la sua storia che s’interseca con quella della vera protagonista, Louki. Troviamo, quindi, uno studente di ingegneria all’École des Mines, un investigatore privato di nome Pierre Caisley, Jacqueline/Louki e, infine, Roland, il suo amante, che di volta in volta racconteranno la storia, le vicende, che non sempre coincideranno, perché la memoria spesso inganna e i ricordi talvolta risultano nebulosi.

Fa da sfondo la città di Parigi, ossessivamente menzionata topograficamente con un susseguirsi di nomi di strade e quartieri e il caffè Le Condé, quello della gioventù perduta, frequentato da una serie personaggi che potremmo definire bizzarri, che fanno da cornice alla storia.

Il romanzo è ben scritto, vi sono alcune frasi che mi sono piaciute molto, non è però scorrevole e talvolta risulta un po’ noioso.

Nel complesso un buon romanzo, ma, sinceramente, non so se lo rileggerei, forse perché mi ha troppo intristito.

VOTO: 6/10

“Sì, quella libreria non è stata soltanto un rifugio, ma una tappa della mia vita. Spesso restavo lì fino all’ora di chiusura, C’era una sedia vicino allo scaffale, o piuttosto un altro sgabello. Mi sedevo e sfogliavo i libri e gli album illustrati.”

“in Una vita che a volte ti appare come un grande terreno abbandonato senza indicazioni stradali, al centro di tutte le linee di fuga e di tutti gli orizzonti perduti, farebbe piacere trovare dei punti di riferimento, tracciare una specie di mappa catastale per non avere più l’impressione di muoversi a casaccio. Perciò si stringono legami, si tenta di rendere più stabili gli incontri casuali.”

 

 

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