UN’EDUCAZIONE MILANESE

 

Editore: Manni

Collana: Pretesti

Anno edizione: 2016

In commercio dal: 27 ottobre 2016

Pagine: 317 p., Brossura

EAN: 9788862667401

 

Romanzo della cinquina del Premio Strega 2017. All’epoca la presentazione, durante la diretta della serata per l’assegnazione del premio, non mi era piaciuta, a ciò bisogna aggiungere la mia atavica avversione nei confronti della città di Milano.

Il libro, in realtà, mi è molto piaciuto. È la storia autobiografica dell’autore, incentrata soprattutto negli anni della pre-adolescenza e dell’adolescenza, anni che coincidono con il boom economico e con la rivoluzione studentesca.

Fa da sfondo la città di Milano, che lo scrittore ha sempre esplorato, prima con il padre, poi con il suo miglior amico Marco ed infine in solitudine.

Una Milano che non conosco e che l’autore fa venir voglia di vedere, di conoscere, di visitare…

Il romanzo, benché non sia scritto in maniera semplice, è scorrevole e si legge tutto d’un fiato.

Molto bello, forse lo rileggerei.

Unica pecca, forse, è che somiglia un po’ al libro vincitore del premio Strega 2016, “la scuola cattolica” di Albinati (di cui vi parlerò in seguito!), anche se con le dovute differenze, prima fra tutte la città in cui le vicende si svolgono, Roma per Albinati e Milano per Rollo.

In conclusione è un romanzo che sicuramente vi consiglio di leggere.

 

VOTO: 7/10

 

“L’infanzia mi inseguiva con fiato sempre più corto per le strade di Milano e inevitabilmente perdeva terreno, non già perché fossi entrato in un’altra età, non già perché avessi la consapevolezza di mettere distanza con il bambino che ero stato, ma perché ero in una terra di nessuno che sapeva un po’ di sesso e un po’ di tempi nuovi, di attese senza che, di fatto, il nuovo fosse una vera novità e le attese prefigurassero una meta” ( pag.102)

 

“Torno dunque a mio padre che mi ha accompagnato in quello che senza dubbio riteneva essere il suo mondo, torno a mia madre che avrebbe di quello stesso mondo cucito la grazia, e torno all’amico Marco che andava cercando in sé il disegno delle forme in cui avremmo potuto abitare. L’industria, la moda, l’architettura. Un triangolo piuttosto significativo, e tanto basti.” (pag.316)

                   

 

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