VOLEVO ESSERE UNA GATTA MORTA di Chiara Moscardelli

Editore: Giunti Editore

Collana: Tascabili Giunti

Anno edizione: 2020

Formato: Tascabile

In commercio dal: 3 gennaio 2020

Pagine: 224 p., Brossura

EAN: 9788809894945

Tempo fa, vi ho parlato del romanzo “Volevo essere una vedova, di Chiara Moscardelli. [http://labibliatra.altervista.org/volevo-essere-una-vedova-di-chiara-moscardelli/] L’avevo scoperto per caso tramite un video sponsorizzato dalla stessa autrice. Lo comprai, lo divorai e lo amai. Scoprii, però, che era il seguito di altri libri di Chiara Moscardelli, il primo dei quali è “Volevo essere una gatta morta” che ho, quindi, acquistato e mi sono riservata di leggerlo in un momento in cui ne avrei avuto bisogno. La sagacia e l’ironia di Chiara Moscardelli, infatti è un ottimo “corroborante per l’anima”.

“Mi svegliano all’alba, violentemente.

– Su in piedi, mica siamo in un albergo a cinque stelle qui!

– Come scusi? – rispondo ancora intontita.

– Dobbiamo rifare i letti e tra poco passano i dottori.

Vengo riportata brutalmente alla realtà. Metto a fuoco quello che mi sta intorno. Pareti bianche, pavimenti bianchi, tavolino di metallo.

Oddio! Non sarò mica in manicomio?

Poi inizio a ricordare. Non è un manicomio e non è neanche un albergo.

Sono in ospedale.”

Chiara, la protagonista, è in ospedale per un intervento e sotto anestesia ripercorrerà a ritroso tutta la sua esistenza, dalla nascita in poi.

“A quanto pare non ritenevo opportuno nascere. Avevo intuito quello che sarebbe successo.

Ero podalica.

I dottori per costringermi ad uscire da lì avrebbero dovuto faticare parecchio. Girarmi all’interno della pancia di mia madre e poi cercare di farla partorire.

Forse lì dentro, acciambellata e con tutti i confort, avevo percepito quello che in vita sarei diventata, o meglio, quello che non sarei mai diventata: una gatta morta.”

La protagonista ci racconta in prima persona le sue avventure, ma soprattutto le sue disavventure di ragazza spontanea e indipendente, che riesce a fare sempre la cosa sbagliata proprio perché senza filtri.

“Nell’epoca in cui Madonna rappresentava un vero punto di riferimento per noi ragazze, soprattutto dopo ‘Cercasi Susan disperatamente’, io cercavo di assomigliarle, indossando calze a rete nere e una fila di braccialetti di gomma che arrivava fino al gomito. A volte anche un fazzoletto di pizzo intorno alla testa, tipo cerchietto, e terminava con un fiocco gigante.

In pratica una mignotta. Un po’ sovrappeso.

Peccato che avessi completamente sbagliato look. Per essere accettata avrei piuttosto dovuto indossare cerchietti a fiorellini intonati all’astuccio, a sua volta intonata al diario. Giubbotto Henri Lloyd da barca, anche se nessuna delle mie compagne di classe andava in barca, camicia del Portone e borse  Louis Vuitton. Invece, mi sentivo più Madonna. Ecco perché non sono mai diventata una gatta morta.”

Leggendo questo passaggio sono morta dal ridere. Ricordo quel periodo, le mie compagne di classe delle scuole medie indossavano tutte le calze nere a rete, ma mi è sempre stato impedito di usarle così come anch’io portavo al braccio centinaia di braccialetti, ma solo al di fuori dell’ambito scolastico. Erano un must a cui noi ragazzine non potevamo rinunciare.

Ma torniamo a Chiara. Timida e insicura andava alle feste, ma non si divertiva come gli altri

“L’arrivo della piramide di tramezzini dai sapori differenti rappresentava per me il culmine della festa. Seguivo il suo percorso, dal fondo del salone al tavolo del buffet, estasiata. Come sotto l’effetto di un incantesimo. La musica nelle mie orecchie scemava, le persone scomparivano e io avevo un unico pensiero dominante: assaggiare un tipo di tramezzino per ogni gusto.”

Ed è ad una di queste feste che Chiara stringe amicizia con alcuni ragazzi: Matelda, Michele, Luca e Chiara. Anche loro lì vicino al tavolo del buffet. Da quel momento la sua vita cambia, non diventa né più bella, né più fortunata, ma trova quelli che saranno per tutto il resto della sua vita il suo paracadute, il sostegno che tutti vorrebbero avere.

“Credo che gli incontri nella vita non avvengano mai per caso. Noi, in particolar modo, ci siamo cercati e, una volta trovati, non ci siamo più lasciati.

Sono cresciuta così, e se sono diventata quella che oggi vi scrive, in parte lo devo a loro.”

Tutti noi vorrebbero avere degli amici come i suoi, certo, in alcuni casi un po’ troppo diretti e sinceri, ma d’altronde preferisco la critica di un vero amico che l’adulazione di uno falso. Luca è il mio preferito, sarà perché, come me (purtroppo!) non ha peli sulla lingua, adoro il suo cinico umorismo.

“Luca mi diceva sempre che passeggiare con me lo faceva sentire tranquillo: <<Perché se dovesse cadere una tegola dall’alto sono sicuro che finirebbe in testa a te!>>”

Chiara odia più di tutto una sola categoria di persone: le gatte morte. Nel corso degli anni le ha accuratamente studiate ed è giunta alla consapevolezza che gatte morte si nasce

“Sono da sempre convinta di una cosa: se fossi nata gatta morta, la mia vita sarebbe stata diversa.

La gatta morta è una categoria poco conosciuta, nascosta, silenziosa ma micidiale.”

Ha approfonditamente analizzato questa tipologia di donne ed ha capito che contro queste non ci sono armi. Sono le donne di cui gli uomini si lamentano, ma che alla fine sono le loro preferite.

“Sarà capitato anche a voi di sentirvi dire dall’uomo dei vostri sogni che siete donne con cui si può parlare di tutto: se così è, mi dispiace tanto per voi. Perché so che la donna con cui invece non si può parlare di niente ve lo avrà portato via.

Se volete essere vere gatte morte allora abituatevi a non affrontare certi argomenti. Di sesso non si parla, è imbarazzante. Non si va al pub a bere una birra e fare quattro chiacchiere: la gatta morta non è un’amica. Imparate, una volta per tutte, che la gatta morta non prende la macchina da sola la sera, non lascia andare il ragazzo in vacanza con gli amici, né tanto meno sopporta di vedere film di un certo tipo. La gatta morta non mette mai, e dico mai, in discussione il suo uomo, anzi, tutto quello che lui dice è vangelo. Non lo critica mai, né esprime opinioni precise su qualunque argomento. È fondamentale, per una gatta morta, dimostrare di non essere in grado di fare alcunché senza l’aiuto dell’uomo.”

Rabbrividisco!!!

Piuttosto sola tutta la vita che una finta tonta (e sono buona!)…

E comunque io adoro andare al pub a bere una birra e fare quattro chiacchiere con i miei amici, non rinuncerei a questo per nulla al mondo (e quanto mi manca, maledetta pandemia!)

Questo primo libro, non se ne abbia a male la scrittrice, l’ho trovato meno coinvolgente di “Volevo essere una vedova”, ma attribuisco ciò alla mia storia personale e soprattutto alla mia attuale età anagrafica. In “Volevo essere una vedova”, infatti, mi sono completamente immedesimata nella protagonista.

“Volevo essere una gatta morta” è una sorta di autobiografia graffiante e riflessiva. Con una scrittura fluida e coinvolgente  ed un ritmo narrativo incalzante Chiara Moscardelli ci accompagna, capitolo dopo capitolo, nella sua vita, attraverso il racconto delle sue avventure quotidiane.

Una lettura leggera, dove attenzione, parafrasando qualcuno molto più importante di me ché leggerezza non è superficialità”, che mi ha fatto sorridere, ridere, mi riportato indietro negli anni, ma che, allo stesso tempo porta a ragionare su numerosi argomenti inerenti il mondo delle donne.

Un conforto per tutte quelle donne che gatte morte non sono e non vorrebbero mai esserlo, grazie Chiara Moscardelli per aver dato voce ad ognuna di noi!

“Purtroppo, non sono una gatta morta e ho sempre avuto l’atteggiamento sbagliato. Ero spontanea quando si richiedeva un comportamento costruito e al limite dell’artificioso, ironica e sarcastica quando sarebbe stato meglio non esserlo, intelligente e sensibile quando dall’altra parte era evidente che queste qualità non sarebbero state apprezzate. Se poi mi dimostravo di vedute aperte, buongustaia e con una passione smodata per gli alcolici, per la maggior parte degli uomini ero una mignotta, per quelli con più di un neurone, una compagna di bevute.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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