LA VERGOGNA di Annie Ernaux

Traduttore: Lorenzo Flabbi

Editore: L’orma

Collana: Kreuzville Aleph

Anno edizione: 2018

In commercio dal: 19 novembre 2018

Pagine: 125 p., Brossura

EAN: 9788899793593

 

“Mio padre ha voluto uccidere mia madre una domenica di giugno, nel primo pomeriggio. […] Si è alzato e l’ho visto afferrare mia madre, trascinarla nel bar urlando con una voce roca, sconosciuta. […] Mi sono precipitata giù per le scale, gridavo <<aiuto!>> con tutte le mie forze. Nella cantina mal illuminata, mio padre teneva mia madre stringendola per una spalla, forse per il collo. Nell’altra mano brandiva la roncola da legno che aveva staccato dal ceppo in cui era conficcata di solito. Di questo momento non ricordo altro, solo singhiozzi e grida. Poi siamo di nuovo tutti e tre in cucina.”

Così inizia “La vergogna”, l’autrice sin da subito, “ex abrupto”, ci narra cosa sia accaduto. Un episodio importantissimo della sua infanzia, un circostanza spartiacque

“ Era il 15 giugno del 1952. La prima data precisa e certa della mia infanzia. Fino ad allora c’è solo un susseguirsi di date e giorni scritti alla lavagna.”

un momento di cesura tra l’infanzia e l’età adulta, tra l’incoscienza e la consapevolezza.

Torna indietro a quell’estate del 1952, a lei dodicenne e al suo mondo, quello piccolo e ristretto della sua cittadina, che nomina soltanto con l’iniziale, “Y.” La sua vita si dipana tra la scuola privata e il bar-alimentari dei genitori.

“Dire <<mia figlia va al collegio>> – e non, semplicemente, <<a scuola>> – permette di evidenziare tutta una differenza tra mescolarsi alla gente qualunque e appartenere ad un ambiente esclusivo, unico, tra la mera obbedienza all’obbligo scolastico e la scelta precoce di un percorso di ambizione sociale.”

Una scuola cattolica dove vigevano rigide regole comportamentali, dove era più importante la preghiera dello studio.

Per i genitori della Ernaux era fondamentale anche il contegno difronte agli estranei, perseguitati dalle consuetudini e da ciò che avrebbero potuto pensare gli altri… di contro

“Barriera di protezione nel mondo esterno, la buona educazione era inutile fra marito e moglie, fra genitori e figli, percepita anzi come una forma d’ipocrisia o di meschinità. Battibecchi, recriminazioni e sfuriate costituivano le forme normali della comunicazione famigliare.”

Questa parte che descrive i comportamenti idonei da tenere potrebbe risultare al lettore un po’ noiosa e nozionistica, ma ritengo che fosse esattamente quello l’intento dell’autrice, di sottolineare la pedanteria di quel tipo di società a cui lei apparteneva.

 

Quell’episodio di violenza le fa prendere consapevolezza del mondo di cui fa parte e ne prova vergogna

“Abbiamo smesso di appartenere alla categoria di persone perbene, che non bevono, non alzano le mani, si vestono come si deve quando vanno in centro. […] ormai non somigliavo più alle altre ragazzine della classe. Avevo visto ciò che non andava visto. Sapevo quello che, nell’innocenza sociale della scuola privata, non avrei dovuto sapere e che mi situava in maniera indefinibile assieme a quanti, per la loro violenza, il loro alcolismo, la loro follia, alimentavano racconti che si concludevano con <<mette sempre tristezza vedere queste cose>>.”

Dicono che la vergogna controlli ogni aspetto del comportamento umano e per la giovane Ernaux, infatti, è così. Ritiene, addirittura, di non essere più degna della scuola privata, considerata da lei la perfezione. Si rende conto che non appartiene a quel mondo borghese che a scuola la circonda e se ne vergogna, si vergogna di se stessa e dei suoi genitori, di dove vive e della vita che conduce.

La stessa estate lei ed il padre partecipano ad un viaggio organizzato a Lourdes e anche qui la protagonista prova vergogna, sente di non essere come gli altri viaggiatori, le si aprono le porte di un mondo completamente diverso dal suo fatto di comodità come alberghi, ristoranti, acqua corrente e bagni al chiuso. Scopre che un padre ed una figlia possono discorrere tra loro, come accade nei romanzi e come non succede tra lei e suo padre.

La Ernaux non lo dice apertamente, ma s’intuisce che quell’estate cambierà la sua vita, ha scoperto la vergogna, ma ha anche compreso che c’è altro oltre il suo ambiente e la sua cittadina. Nascerà ora il senso di riscatto e il rifiuto delle sue origini modeste.

Sono sorprendentemente ammirata perché tutto questo lo descrive in poche pagine, con uno stile asciutto e veloce, senza orpelli. Con precisione, senza giri di parole riesce ad delineare tutta la vicenda. Sebbene io prediliga le ampie descrizioni questo libro non mi è assolutamente dispiaciuto, anzi prevedo di leggere in futuro altri scritti della stessa autrice.

“Guardo la foto di Biarritz. Mio padre è morto ventinove anni fa. Non ho più nulla in comune con quella ragazza tranne la scena della domenica di giugno che lei si porta impressa nella mente, quella che ha spinto me a scrivere questo libro, perché non mi ha mai lasciata. È solo lei a fare di me e della ragazzina della foto la stessa persona.”

 

Precedente INNAMORARSI UN PO’ di Simona Friio Successivo IL GIOVANE HOLDEN di J. D. Saliger