LA FELICITÁ DEL CACTUS di Sarah Haywood

 

Traduttore: Chiara Mancini

Editore: Feltrinelli

Collana: I narratori

Anno edizione: 2018

In commercio dal: 14 giugno 2018

Pagine: 362 p., Brossura

EAN: 9788807032929

Qualcuno un giorno mi disse che mi piacevano i cactus perché io ero come loro, piena di spine, ma con dei fiori bellissimi. Non colsi volutamente il complimento, se veramente di complimento si trattava.

A parte questa “chicca” autobiografica, vorrei parlarvi di questo romanzo.

L’ho acquistato ad Aprile, approfittando di un “raid” fatto in una libreria con alcuni membri del mio club di lettura, al termine di un incontro, per approfittare di un’offerta vantaggiosa, due libri al prezzo di uno!!!

All’epoca lo si trovava sui social network in continuazione e tutti ne esaltavano la bellezza, il fatto che fosse gradevole, piacevole, divertente, originale…

Per cui ho deciso di metterlo da parte e leggerlo in un momento di sconforto. Giunto immancabilmente un periodo di leggero avvilimento, l’ho preso ed ho iniziato a leggerlo.

Mi spiace, ma sarò una voce fuori dal coro, le mie aspettative sono state deluse, a me il romanzo non ha entusiasmato per niente!!!

Una scrittura semplice e scorrevole, ma la trama è risultata noiosa.

Il libro è narrato in prima persona dalla protagonista e si suddivide in otto grandi capitoli, denominati con i nomi dei mesi. La storia si svolge, infatti, da Agosto a Marzo.

Il romanzo inizia con la morte della mamma di Susan, la protagonista. Capirete bene che per me già non andava bene, giù di morale com’ero non era certo la cosa migliore che potessi leggere! Lei però ha un approccio quasi freddo, distaccato, e tu ti stupisci, ma nel frattempo la protagonista viene ampiamente inquadrata e scopri che si tratta di una donna di quarantacinque anni poco incline ai sentimenti, anzi per niente. Una donna “super-perfetta”, che ha la mania del controllo su tutto, incentrata solo sul lavoro, ci va anche il giorno della morte della mamma.

“Io ero più attratta dalle sicurezze offerte da una carriera nel settore pubblico: uno stipendio assicurato – anche se modesto -, un piano pensionistico decente e non dover sottostare ai capricci di qualche illustre avvocato dispotico. […] la mia vasta conoscenza della legge e dei meccanismi burocratici mi torna utile ogni volta che  mi capita di dover sporgere un reclamo.”

Ed infatti per ogni cosa che non le va a genio scrive e-mail di protesta alle persone o alle aziende interessate.

Una che sostiene che:

“Io ho organizzato la mia vita in modo che nessuno abbia il potere di causare una simile devastazione. Essendo completamente autonoma da un punto di vista emotivo e finanziario, non posso essere ferita.”

Non cerca e non vuole rapporti con gli altri:

“Non fosse che lavoro con altre persone, la vita in ufficio sarebbe quasi piacevole”

Dodici anni prima degli avvenimenti narrati, per puro caso, legge questo annuncio:

“Uomo di bella presenza, trentacinque anni, cerca una donna energica e indipendente per godere insieme dell’offerta teatrale, artistica e gastronomica di Londra e della reciproca compagnia. Solo relazioni senza impegno.”

Inizierà con lui questa “non-relazione” che durerà dodici anni. A lei va bene così, senza implicazioni sentimentali perché

“già in tenera età fossi consapevole del fatto che una relazione intima con un ragazzo o un uomo – o a dire il vero con chiunque altro – avrebbe messo a repentaglio la mia libertà, indebolito il mio individualismo, rubato tempo prezioso ad altre cose e causato uno spreco superfluo di energia emotiva. Seguendo la logica, sembra incredibile che una persona razionale possa desiderare di impegnarsi in una relazione intima.”

 

L’unica sua “tenerezza” la rivolge nei confronti delle sue amate piante, i cactus, che cura quotidianamente. Cura che, però, poi scopriremo non essere adeguata, tant’è vero che non sono mai fioriti.

Lei, quindi, basta a se stessa. Ma la vita è imprevedibile.

La mamma lascia un testamento in cui favorisce il fratello a suo discapito. Non ama le ingiustizie, lo afferma lei stessa e quindi si batterà e cercherà di dimostrare che la mamma fosse incapace di intendere e volere. Altro aspetto del libro che a me non è assolutamente piaciuto. Questo feroce accanimento contro il fratello, seppur un po’ inadeguato, che ha radici ataviche, mi ha notevolmente innervosita, adoro i miei e non mi capacito del fatto che possano esserci forti attriti tra fratelli.

Interrogando amici e parenti, in particolare il confessore della mamma scoprirà una verità celata da sempre…oltre non vi narro di questa vicenda, a me è parsa la più avvincente del romanzo.

Nel frattempo, sempre a causa delle situazioni inaspettate che ci riserva la vita, lei scopre di essere incinta e incredibilmente decide di portare avanti la gravidanza e crescere da sola questo bambino.

Di qui in poi la vicenda s’intreccia in maniera sempre più fitta, lei incinta, lotta contro l’ingiustizia del testamento, rivela a noi particolari tristi e spiacevoli della sua infanzia e scopre il segreto legato al suo passato. Nel frattempo assistiamo all’evoluzione del personaggio, Susan pian piano “cresce”, inconsapevolmente modifica il suo carattere, inizierà a rivedere i parametri della sua vita fino a giungere all’“happy ending”, che, benché sia la mia conclusione preferita, qui devo dire che risulta esagerata, un tale sconvolgimento caratteriale nel giro di così pochi mesi non penso si riesca ad avere, neanche prendendo in considerazione lo scombussolamento ormonale dovuto alla gravidanza e al parto.

In conclusione, sicuramente un libro che non mi ha lasciato quasi nulla, che rimarrà nella mia libreria, senza che mi venga la voglia di rileggerlo.

“All’improvviso il mondo mi sembra più grande e pieno di suoni e colori, molto più di quanto lo fosse appena pochi giorni fa. Ancora non sono certa di aver capito chi sono io in relazione a questo mondo nuovo, ma va bene così.”

 

 

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