FURONO BACI E FURONO SORRISI. Dieci anni di Fabrizio De André di Fulvio Frezza

 

Editore: Florestano

Collana: Echi di musica

Edizione: 35

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 15 febbraio 2019

Pagine: 200 voll., 150 p., Brossura

EAN: 9788899320843

 

 

Giovedì 22 Agosto ha avuto inizio a Mola di Bari la rassegna “Terrazze d’autore”, una serie di incontri letterari con gli scrittori, che hanno avuto luogo su alcune terrazze private.

La possibilità di ascoltare  personalmente lo scrittore che parla del suo libro è di per sé un privilegio, ma vi assicuro che l’ambientazione sulle terrazze lo ha reso ancora più suggestivo ed unico.

Ringrazio tantissimo gli organizzatori di questa rassegna, non so se possa far piacere loro essere nominati in questo mio blog, non vorrei mai che potessero pensare ad una “captatio benevolentiae” per pubblicizzare la mia pagina e quindi evito di farlo, ma sono loro veramente grata!

Dunque il primo appuntamento è stato con l’autore Fulvio Frezza che ha presentato il libro “Furono baci e furono sorrisi. Dieci anni di Fabrizio De André”.

Immaginate una calda serata estiva, su una terrazza gremita di gente, nella penombra, discorsi e canzoni del cantautore preferito! Magia pura!

Fulvio Frezza ha narrato diversi episodi della vita di Fabrizio De André, alcuni a me già noti, altri sconosciuti. Una piacevole, coinvolgente e interessante chiacchierata con l’intervistatrice, intervallata dall’ascolto di alcuni dei brani più famosi di Fabrizio De André, cantati dal vivo da un giovane musicista.

Come sempre, mi sono “accaparrata” la dedica dell’autore sulla mia copia del libro.

 

Per una pura combinazione l’ho letto durante un lunghissimo viaggio diretta proprio a Genova, l’amata città di De André.

Fulvio Frezza nel raccontare De André si sofferma sui primi dieci anni di carriera, forse i meno conosciuti.

La struttura del libro è particolare, infatti, dopo una premessa ed un prologo è suddiviso cronologicamente in base agli anni, partendo dal 1959 e terminando nel 1968.

Prima di ogni capitolo Frezza ha inserito una cronologia degli eventi più significativi dell’anno che sta per trattare nazionali e mondiali, contestualizzando quindi gli episodi della vita del cantautore. A taluni, ciò potrebbe risultare estremamente didascalico, ma vi assicuro che per chi come me quegli anni non li ha vissuti, sono una ricca fonte d’informazioni  e rendono anche molto più semplice la comprensione di alcuni avvenimenti o alcune scelte di De André.

Alla cronologia seguono le tre canzoni ed i tre film più ascoltati e più visti in quell’anno ed infine “Gli imperdibili da riascoltare”, tre brani di quell’anno che, secondo l’autorevole parere dell’autore, sono da conoscere e sentire.

Ho trovato tutto ciò un valore aggiunto, una sorta di “educazione” alla musica e non solo, che andrebbe utilizzata con le nuovissime generazioni…

Un esempio per tutti è questa notizia che non sapevo e che ho trovato estremamente interessante, ma come questa ce ne sono tante altre.

4 Febbraio 1966

La Congregazione per la dottrina della fede del Vaticano abolisce l’indice dei libri proibiti, che era stato istituito nel 1559 da Papa Paolo IV. Tra gli ultimi autori a vedere i loro libri messi al bando per i cattolici ci sono Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, André Gide e Jean-Paul Sartre.

Coloro che come me non hanno vissuto quegli anni e che si accontentano di conoscerli attraverso libri, canzoni e documentari dovrebbero dare il giusto peso a queste notizie, chi, invece, li ha vissuti può utilizzarli per “rinfrescare” la memoria personale e storica, che non fa mai male!

Il libro narra le vicende dei primi dieci anni della vita artistica di Fabrizio De André, vita artistica che s’intreccia a quella personale. Fulvio Frezza ne fa un’analisi completa ci narra del Fabrizio come uomo,

“La contrapposizione fra il perbenismo ipocrita che lo circonda e la triste realtà degli ultimi lo vedrà sempre schierato con questi, ovunque e comunque li incontri, persino quando saranno i suoi sequestratori in Sardegna.”

Delle sue debolezze,

“Perché scrivo? Per paura, per paura che si perda il ricordo delle persone che ho conosciuto, per paura che si perda il ricordo di me.”

e ancora

 “Fabrizio diceva spesso, con l’autoironia che lo caratterizzava, di avere poche idee, ma fisse. Una di queste era sull’incapacità di essere fedele.”

Ma il suo racconto è incentrato soprattutto sulla vita da cantautore di De André, di quegli esordi difficili, negli anni in cui accetta di fare un lavoro che però non è consono alla sua personalità. L’analisi che ne fa Fulvio Frezza è approfondita e analizzata con competenza. Tutti quelli che come me amano De André sanno o almeno hanno intuito che il suo substrato culturale è di un livello estremamente elevato, ma l’autore del libro ce lo dimostra con consapevolezza e dati di fatto.

Quante volte, abbiamo affermato che le canzoni di Fabrizio sono pura poesia? Ma sapevate che, a differenza della maggior parte dei cantautori De André scriveva prima le parole e poi la musica, che adattava ad esse?

“Fabrizio scriveva dei testi poetici, e quei versi nascevano sempre prima della musica che ne diventava quasi il commento, proprio secondo lo stile dei madrigalisti alle cui melodie spesso si ispirava.”

Contrariamente a quello che lo stesso cantautore affermava

“Seguendo il consiglio di Benedetto Croce, che del padre Giuseppe era stato Maestro e amico <<Don Benedetto diceva spesso che a diciott’anni tutti scrivono poesie, poi crescendo continuano a farlo solo i poeti e i cretini. E allora precauzionalmente preferirei considerarmi un cantautore>>.”

 

Ci porta esempi e confronti che ci fanno riflettere, che ci fanno dire “Cavolo, è vero!” Come:

“In questa rincorsa alla dannazione c’è sicuramente qualcosa di letterario, un’eco dei poeti maledetti, i suoi preferiti, ma è proprio in quegli ambienti che trova il tessuto ideale per le storie che vuole raccontare.”

 Uno dei miei passaggi preferiti del libro è questo:

“Quasimodo scrisse negli anni venti una poesia nella quale distillava l’essenza della solitudine dell’uomo pensante rispetto all’eternità che ci governa.

Poi rileggendo gli sembrò che quanto desiderava esprimere potesse essere condensato negli ultimi tre versi. Cancellò allora tutti i precedenti, lasciando che fossero solo quelli a raccontare la solitudine, gli attimi di felicità e dolore che si alternano disegnando la precarietà dell’esistenza umana

<<Ognuno sta solo sul cuor della terra

Trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.>>

Fabrizio ha cantato questi tre momenti diversi in tutte le sue canzoni, ne ha fatto la sua versione, quella che meglio si adattava alla maschera che gli era stata assegnata o che si era scelto. Lo ha fatto con una intensità e una sincerità che ce lo rende amico e fratello ogni volta che ne ascoltiamo un verso, annullando la distanza che di solito separa l’artista dal pubblico. Quella distanza che nella vita quotidiana conservava per una timidezza aristocratica, una forma di snobismo elitario che comunque si avvertiva anche nel sentirlo parlare, scompare per magia se ci accostiamo alle sue canzoni che raccontano le sue e le nostre debolezze, con la tenerezza e l’empatia di uno smisurato amore.”

Fulvio Frezza sottolinea anche una serie di “citazioni” di musica colta che De André inserisce nella sua opera, frutto della sua raffinata cultura

“<<Canzone dell’amore perduto>> diventa un altro manifesto suo ideologico sul quale modellare la vita.

La musica a cui affida le sue parole è in buona parte ripresa da un concerto per tromba di Georg Philipp Telemann, compositore tedesco del periodo Barocco, contemporaneo di Giovanni Sebastiano Bach, per intenderci.”

Il libro termina con il 1968,

“Il sessantotto è l’anno in cui tutto cambia. In Italia, nel mondo, e nella vita di Fabrizio. È l’anno della svolta, con le rendite dei diritti d’autore che cominciano ad arrivare con regolarità. Grazie a “Marinella”, e grazie a Mina, sarà un cantautore, potrà continuare a scrivere i suoi versi senza presumersi poeta, e senza sentirsi un cretino. In un solo anno, mentre in tutto il mondo grandi sogni che bisognava sognare vengono brutalmente spezzati, altri, come quello di Fabrizio, cominciano a prendere corpo.”

Fulvio Frezza, quindi, in questo libro ci accompagna ad una comprensione approfondita e a tutto tondo di Fabrizio De André, lo fa con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti e con leggerezza. Senza, cioè, appesantire il contenuto del libro. Ho apprezzato tantissimo la scrittura dell’autore e devo dirvi che ci sono tantissime sue riflessioni e pensieri che ho evidenziato. Qualcuno ho avuto la possibilità di inserirlo nei post giornalieri che ho pubblicato in questa settimana sulle pagine Facebook ed Instagram de La Bibliatra, ma vi assicuro che ce ne sono moltissime altre che avrei voluto mettere, alcune potrebbero diventare veri e propri aforismi.

In conclusione, come avrete compreso, questo libro mi è piaciuto tantissimo, ne sono veramente entusiasta e lo consiglio a tutti, anche a chi non conosce Fabrizio De André.

“Ci ha lasciato in punta di piedi, lontano dal clamore e dalla gente che tanto poco in vita aveva cercato.

Voleva essere cantautore ed è stato poeta, lasciandoci versi che ancora oggi continuano a raccontare.

Muoiono i poeti, ma non muore la poesia.

Perché la poesia è eterna.

Come la vita.”

 

 

 

 

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2 commenti su “FURONO BACI E FURONO SORRISI. Dieci anni di Fabrizio De André di Fulvio Frezza

  1. Che dire … una recensione che finalmente rende giustizia alla complessità di un mio libro è che cogli come raccontando un uomo si può raccontare l’umanità e se stessi. Grazie!

    • labibliatra il said:

      Grazie per averlo scritto, questo bellissimo libro…ne ho “assaporato” ogni parola!!!

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