IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE di Abraham B. Yehoshua

Autore: Abraham B. Yehoshua

Traduttore: Alessandra Shomroni

Editore: Einaudi

Collana: Super ET

Anno edizione: 2005

Formato: Tascabile

Pagine: 258 p., Brossura

EAN: 9788806179083

Alla notizia della morte dello scrittore Abraham B. Yehoshua, circa un mese fa, parlando con un amico, mi ero rammaricata di non di aver mai letto qualche suo scritto. Ho così cercato di rimediare…

“Nonostante il responsabile delle risorse umane non si fosse cercato questa missione, adesso nella luce soffusa e radiosa del mattino, ne capiva il significato sorprendente.

E quando, accanto al falò ormai moribondo, gli era stata tradotta – e aveva compreso – la richiesta incredibile della vecchia in abito da monaca, aveva provato un fremito di gioia e la Gerusalemme tormentata e ferita da cui era partito una settimana prima gli era riapparsa in tutto il suo splendore: quello dei giorni dell’infanzia.”

L’impianto narrativo ha un andamento circolare, quest’incipit, infatti, slegato a ciò che è scritto in seguito, lo si comprenderà soltanto al termine del romanzo. Lo scrittore non fa che inserire all’inizio uno dei momenti finali della storia.

Protagonista della vicenda è il responsabile delle risorse umane di una grande fabbrica di Gerusalemme. Di lui non ne conosceremo mai il nome, simbolo dei giorni nostri, potrebbe essere ognuno di noi, un uomo qualunque ripiegato su se stesso dagli affanni della vita quotidiana, incapace di vedere oltre il suo naso.

Il responsabile, quindi, per volere del proprietario dell’azienda, deve arginare il clamore che potrebbe suscitare un articolo su un giornale locale, che narra la storia di una donna straniera, vittima di un attentato suicida ad un mercato ortofrutticolo di Gerusalemme. Nell’articolo si racconta che l’unica cosa trovata accanto al cadavere è il cedolino di appartenenza a quella grande società e si accusano i dirigenti di essere individui disumani, non in grado neanche di notare la scomparsa di una loro dipendente, che è da giorni, senza nome, all’obitorio di un ospedale.

Il responsabile delle risorse umane, quindi, indagherà in azienda per capire chi sia la donna e come mai non ci si sia accorti subito della sua assenza dal lavoro.

Ne scoprirà il nome, Julia Regaev, significativamente l’unico personaggio del romanzo di cui sappiamo esattamente nome e cognome, e ne scopriremo la sua vita a mano a mano che lo stesso responsabile farà luce su tutta la storia.

Il responsabile apprende di essere stato lui a fare il colloquio a Julia, ma non la ricorda, mentre è rimasta impressa a molti altri dipendenti per la sua bellezza.

“Peccato, era una bella donna.”

“ Una bella donna? Lei esagera, se fosse stata davvero bella me la ricorderei.”

“Invece sì, era bella, anzi bellissima. E se lei non l’ha notato è perché di solito è come una chiocciola, chiuso in se stesso, e la bontà e la bellezza le passano accanto come ombre.”

All’odissea del responsabile delle risorse umane, che accompagnerà il feretro sin nel remoto villaggio natio della sua dipendente, l’autore ha talvolta intervallato la narrazione, graficamente resa in corsivo, fatta da personaggi secondari, semplici spettatori e di fantasmi che popolano i suoi sogni.

Appendici al discorso narrativo principale, questi interludi delineano la storia da un altro punto di vista, ampliandolo e accrescendone l’intensità del racconto.

“Per questo siamo qui. Agenti di fantasia e mediatori di visioni. Giunti a generare un sogno terrificante eppure stupendo. Ecco, già ci libriamo sulle palpebre chiuse, ci intrecciamo al ritmo dei suoi respiri, mescoliamo frammenti del giorno trascorso con sogni infantili dimenticati, stemperiamo timori con fantasie e desideri, amalgamiamo gelosie, ricordi, nostalgie.”

Un romanzo intenso e delicato, che, nonostante l’eccellente prosa, si legge agevolmente, senza inciampi, il cui principio cardine sta nel racconto dell’umanità, un valore fondamentale che, però, come vuole sottolineare l’autore nel romanzo, si sta perdendo a favore di un crescente egoismo.

“Lei probabilmente non capisce quanto mi disturba questa accusa di mancanza di umanità. Cosa ci rimane alla fine se non la nostra umanità?”

Ognuno di noi potrebbe portare esempi concreti di quanto la società odierna ne è sempre più priva, è difficile trovare qualcuno che sia gentile e altruista, purtroppo giornalmente è più facile scontrarsi con la cattiveria e l’individualismo. E forse non è un caso che questo libro mi sia stato prestato da una delle persone che sin da subito, con me qui a Genova, è stata sempre molto gentile. Mi piace l’idea che i libri scelgano da chi essere letti, da coloro che hanno un animo affine e li sappiano realmente apprezzare…

Il tema del viaggio del protagonista, come sempre in letteratura è metaforico, serve per prendere coscienza di sé. Non è un caso se ho utilizzato prima il termine “Odissea”, il simbolo letterario del viaggio per eccellenza. Dovremmo tutti fare come il responsabile delle risorse umane, protagonista di questo romanzo, un viaggio dentro il nostro io, mettendo in discussione noi stessi ed il nostro operato e, si spera, riprogettare la nostra esistenza considerando un po’ più di umanità.

“Un senso, signore, lo troveremo insieme. Io, come sempre, l’aiuterò.”

 

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram 

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