A PIEDI NUDI NELL’ARTE di Carlo Vanoni

Editore: Solferino

Collana: Tracce

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 4 aprile 2019

Pagine: 250 p., Rilegato

EAN: 9788828201472

 

Giovedì 5 settembre, nell’ambito della rassegna “Terrazze d’autore” ho avuto modo di assistere alla presentazione del libro “A piedi nudi nell’arte” con l’autore Carlo Vanoni.

Libri e arte, due mie grandi passioni, non avrei mai potuto rinunciare ad essere presente a questo incontro!!!

Sono sincera, Vanoni non lo conoscevo, ero all’oscuro di chi fosse, uno degli organizzatori dell’evento mi aveva assicurato che mi sarebbe piaciuta la presentazione. Ed in effetti così è stato. È stata insolita, Vanoni non è stato intervistato, ma solo, davanti al pubblico ha tenuto quella che per me è stata una via di mezzo tra una ‘lectio magistralis’ e un monologo teatrale. Una piacevolissima ‘passeggiata’ nell’arte. Quella sera Carlo Vanoni è riuscito a catturare l’attenzione di tutto il pubblico pur parlando di arte… non è semplice, ne sono rimasta meravigliata, coinvolta e ovviamente affascinata.

Ciò che più mi ha colpito è stata l’estrema semplicità con cui ha spiegato concetti di per sé complessi, dimostrando una totale e approfondita conoscenza della materia trattata. Il tutto, tra l’altro, condito da una simpatia che solitamente non è congenita agli storici dell’arte, ve lo assicuro.

Una serata, quindi, piacevole e altamente istruttiva e che mi ha lasciato un’ulteriore senso di soddisfazione quando è arrivato il mio turno per il firma copie. Carlo Vanoni, suppongo per avere l’opportunità di scrivere una dedica più mirata, ha chiesto di volta in volta qualcosa ad ognuno dei presenti. Ho trovato tutto ciò una sorta di ‘cura del lettore’, di attenzione che mi ha colpito. Ovviamente della valanga di informazioni che ha ascoltato in quei minuti lui non ricorderà nulla, ma come si dice? È il pensiero ciò che conta! E comunque, udite udite, stranamente sono riuscita ad essere, forse per la prima volta nella mia vita, estremamente sintetica, dono che solitamente non mi appartiene.

Mi ripeto, amo l’arte, è parte importante, anzi fondamentale della mia vita. Vorrei poter frequentare molto più spesso musei e mostre, ma, purtroppo, non sempre è possibile.

Questo libro ha scatenato nuovamente in me la sete di conoscenza, la voglia di prendere un aereo, entrare in un museo, rigorosamente sola (da soli è meglio ve lo garantisco!), audioguida nelle orecchie, catalogo e taccuino in mano…il massimo della piacere! Quindi, se siete come me, la lettura di questo libro vi nuocerà gravemente.

Scherzi a parte è stata una lettura estremamente interessante.

In “A piedi nudi nell’arte” l’autore racconta, in prima persona, lo svolgersi di una giornata primaverile a Milano. Tra un salto al centro commerciale, un aperitivo e l’acquisto di un paio di jeans trae spunto per accompagnarci in un’incredibile ed immersivo viaggio nella storia dell’arte. Soffermandosi soprattutto, ma non solo, nella spiegazione dell’arte contemporanea perché:

“Alcuni quadri di Picasso, o di molti altri artisti contemporanei, sembrano facili da eseguire. Spesso, di fronte a certe opere, non è raro sentire commenti tipo: questo lo saprebbe fare anche un bambino. La questione, però, non riguarda l’esecuzione, ma l’interiorizzazione. Mi spiego meglio. Il bambino, ammesso che sia veramente in grado di fare un disegno simile a quello di Picasso, non lo colloca dentro la storia dell’arte, ma lo dipinge seguendo un suo istinto, una sua voglia personale.

Al contrario, quando Picasso traccia un semplice segno su tela, sente la responsabilità della storia dell’arte che lo ha preceduto. Picasso ha interiorizzato la storia dell’arte; il bambino no.”

Concordo con Vanoni quando dice che

“Eppure quasi tutta l’arte contemporanea, tra il 1915 e oggi, sembra essere troppo moderna.

Oltre cento anni di voragine, di spazio vuoto tra noi e l’arte.

Noi da una parte e l’arte dall’altra. E sotto il fiume che scorre.

Non c’è nessun ponte a collegare le due sponde, solo qualche sasso che emerge: Picasso, de Chirico, DalÍ, Modigliani, Frida Kahlo, Warhol, e pochi altri.”

E devo essere sincera, per me, che ho approfondito a livello universitario solo l’arte classica sino al periodo tardoantico, è così. Da sola, per gusto personale, ho ampliato le mie conoscenze di alcuni artisti del ‘900, ma tralasciandone un’enorme molteplicità. Con la lettura di questo libro mi sono resa conto di essere ‘ignorante’ nella giusta accezione terminologica, ignoro molti artisti e le loro opere, seppur famosissime e soprattutto importanti.

Mi sono innamorata della “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, forse un po’ perché richiama la Venere Callipigia e un po’ la sedia della mia stanza da letto, quando decido di buttarci sopra tutti i miei vestiti non riponendoli nell’armadio. Non è vero, ci scherzo su, ma la trovo un’opera davvero geniale, questo grazie anche alla spiegazione che ne fa Vanoni.

Sono tantissime le frasi di questo libro che ho evidenziato e vorrei inserire in questa recensione, come ad esempio:

“La storia dell’arte funziona così: o sei straniero o sei turista.

Essere straniero di fronte ad un’opera d’arte significa cercare punti di riferimento in grado di orientarci, significa essere consapevoli che la soggettività conta fino a un certo punto, perché l’opera d’arte, come la città, è stata pensata e realizzata per la collettività, e non solo per il nostro bisogno personale.

Il turista, invece, considera l’opera d’arte con la mentalità di chi è di passaggio. A lui non interessa sapere chi guidi la giunta della città e nemmeno il nome di un buon medico che gli scriva le ricette: si gode la vacanza nella località di mare allo stesso modo in cui si emoziona davanti al dipinto di Botticelli o di Raffaello.

Lo straniero vive l’opera d’arte; il turista ci fa una vacanza.

Vivere un’opera d’arte ci porta a fare i conti con elementi strutturali che prescindono dal nostro gusto personale, mentre farci una vacanza equivale, quasi sempre, a emozionarci.

Tuttavia, l’emozione del turista è molto diversa da quella dello straniero.”

Voi cosa siete turisti o stranieri? Io non lo so, devo ancora decidere, al momento mi sento una via di mezzo.

Vorrei sottolineare che sebbene sia scritto in maniera abbastanza comprensibile, alla portata di tutti, il libro va letto a mio parere con la consapevolezza che si tratta di una lezione di storia dell’arte, per cui vi consiglio di cercare di volta in volta l’opera d’arte e guardala, mentre l’autore ve ne parla. Le note bibliografiche, inoltre, sono un ottimo spunto per future letture, non sottovalutatele, anzi sono la dimostrazione del lavoro di fondo che c’è dietro questa pubblicazione.

Vi invito, infine, anche a considerare l’accuratezza grafica con cui alcune frasi sono scritte, come ad esempio questa:

“In fondo non facciamo altro che cercare parole che diano un nome a quello che proviamo. Frequentiamo persone nella speranza che dalla loro bocca esca una parola, una sola, che tocchi esattamente quella parte di noi rimasta orfana di un nome.

A quel punto le seguiamo.

A volte ce ne innamoriamo.

A volte le paghiamo.

Quasi sempre ci fidiamo.”

E all’autore, se mai leggerà questa recensione, mi piacerebbe, oltre a ringraziarlo di questo lavoro e delle brevi lezioni che pubblica sui social network, suggerirei di non sottovalutare l’ipotesi della docufiction di cui parla nel libro, secondo me sarebbe molto interessante.

“Perché l’arte non è un effetto speciale. L’arte è un effetto normale. Normale come è normale incontrarsi e frequentarsi, innamorarsi, amarsi e odiarsi, lasciarsi, l’arte fa parte della vita e per questo parla della vita, che non deve necessariamente essere straordinaria, ma che, a volte, ci regala emozioni proprio in certe inaspettate situazioni.”

 

 

 

 

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